ItaliaChiamaItalia intervista il soprano Nunzia Santodirocco

Nunzia Santodirocco a ItaliaChiamaItalia: ‘famosi nel mondo per la nostra opera lirica’ – di Alessandra Giorda

 

Invitata dal Ministero degli Esteri italiano a cantare in Georgia, Uzbekistan, Malesia, Indonesia, Senegal, Bolivia… 'Non dimentichiamo che l'Italia all’estero è considerata il Paese dell'Arte e, grazie soprattutto all’Opera Lirica, siamo riusciti a divulgare la lingua italiana in tutto il mondo'

 

di Alessandra Giorda - ItaliaChiamaItalia

 

 

‘Non dimentichiamo che l'Italia all’estero è considerata il Paese dell'Arte e, grazie soprattutto all’Opera Lirica, siamo riusciti a divulgare la lingua italiana in tutto il mondo’

 

Protagonista a ItaliaChiamaItalia un vero talento della lirica italiana, ammirata e richiestissima all'estero: Nunzia Santodirocco. Oltre ad aver cantato sui palchi dei più prestigiosi teatri lirici del mondo, è un volto noto per apparizioni televisive, in Italia e all'estero.

Più volte inviata dal Ministero degli Esteri quale acclamata interprete del melodramma Italiano, si è esibita alla presenza di Capi di Stato, di Governo e Ambasciatori di svariate nazionalità, ha raccolto enormi successi consacrandosi uno tra i pochi soprani straordinari che il mondo ci invidia

Nel nostro Paese si distingue anche nell'ambito della musica antica e sacra, prendendo parte a prestigiosi festival internazionali. La sua carriera è costellata da traguardi notevoli fino ad essere scelta per interpretare l’immensa Maria Callas.

Nell'intervista con Italiachiamaitalia.it Nunzia si racconta con dolcezza e umiltà, ingredienti di chi non ha bisogno di ostentare perchè già è, e ci parla del prossimo evento che la vede protagonista in Aida in una prestigiosissima produzione al Seoul Art Center, in Corea del Sud.

 

Nunzia, a Novembre prossimo grande appuntamento a Seoul con Aida e con l'allestimento storico del Teatro alla Scala di Milano firmato da Lilia De Nobili. Quale la tua opinione in merito?

“Naturalmente sono onoratissima di cantare in una produzione del Teatro alla Scala. Riproporre lo storico allestimento di Lilia De Nobili del '63 ha un valore inestimabile: significa portare in Corea del Sud un pezzo di storia del teatro lirico italiano. Per questo, oltre al Teatro alla Scala, ringraziamo la IAM Management di Seoul, che si è adoperata per l’organizzazione di questo grande evento”.

 

In Corea come in altre parti del mondo sei amatissima. I coreani hanno una grande cultura nel campo musicale e nello specifico in quello lirico. Com'è il tuo rapporto con i fan coreani?

“E’ un rapporto di amore e amicizia reciproca. Devo molto ai coreani: mi hanno amata e stimata da subito, da quando sono arrivata all'Art Center di Seoul la prima volta nel 2001. Mi dicono che quando canto percepiscono ‘la voce collegata al cuore’: credo che questo sia il più grande complimento che un cantante possa sperare di ricevere”.

 

Sarai Aida nell'omonima Opera. In quali aspetti Aida è similare a Nunzia e cosa ti piace di Aida?

“Aida è un'opera che mi riporta indietro nel tempo e negli affetti. Sono nata in un una cittadina del Sud Italia, nella provincia di Foggia, esattamente ad Ascoli Satriano. Lì esiste da sempre una tradizione bandistica e durante le festività del Santo Patrono, San Potito, era immancabile – e lo è ancora oggi - l’esecuzione da parte della banda di una selezione dell'opera Aida alla quale io assistevo tutti gli anni in compagnia di mio padre, che era un appassionato del genere. Quando ho iniziato a studiare il ruolo di Aida mi sono emozionata fino alle lacrime cantando il concertato finale del secondo atto, ripensando alla mia infanzia, a mio padre che non c’è più, e all'entusiasmo che ogni volta mi trasmetteva quella musica. Ed è ancora così ogni volta che lo eseguo!

Per quanto riguarda il personaggio di Aida, ci sono sfaccettature psicologiche che ci accomunano. Aida è una donna tormentata: deve scegliere tra l'amore e il dovere di figlia e l’onor di Patria. In questo mi assomiglia molto; spesso prendo decisioni dettate più dal dovere che dai sentimenti. Ho detto spesso, ma… non sempre!”.

 

Tecnica, doti vocali, voce corposa e armonica, tutti ingredienti importanti per interpretare Verdi. Cosa ti piace del grande compositore parmense?

“Di Verdi mi piace il piglio eroico, maestoso! La sua musica rispecchia pienamente il periodo storico a cui appartiene. Nella musica di Verdi si avvertono tutte le lotte, le passioni, gli ideali che hanno caratterizzato il Risorgimento Italiano. Quindi occorrono voce e temperamento artistico tali da riuscire ad interpretare questo tipo di peculiarità. Ma Verdi è anche romanticismo, amore, debolezza umana, ed ecco che viene chiamata in campo un altro tipo di vocalità, più dolce, fatta di legati, filati che sappiano bene evocare la delicatezza di un determinato momento musicale; tutto questo, all'interno di una sola opera. Ciò è molto difficile per un cantante: occorre una tecnica ben consolidata e sicura, oltre che una voce estremamente versatile. Infatti si dice che per le opere verdiane occorrerebbero due tipi di vocalità, leggero e drammatico, soprattutto per i soprani”.

 

Sei una grande interprete del melodramma italiano e spesso invitata dal Ministero degli Esteri per portare la tua splendida voce dinanzi a Capi di Stato, Governo e Ambasciatori. Che ricordo hai di quest'esperienze e quale rimarrà indelebile nella tua mente?

“Sono stata invitata a cantare dal Ministero degli Esteri italiano in Georgia, Uzbekistan, Malesia, Indonesia, Senegal, Bolivia… e ciò che mi ha felicemente sorpreso è stato il constatare quanto l’Opera lirica italiana sia conosciuta ed apprezzata in quei Paesi così distanti geograficamente e culturalmente! Il Ministero degli Esteri tramite le Ambasciate e gli istituti di cultura fa un grande lavoro di promozione e divulgazione in tutti i settori artistici e culturali del nostro Paese e non dimenticherò mai la splendida accoglienza ed ospitalità che ho sempre ricevuto da parte dei Diplomatici italiani, oltre all'affetto e alla stima degli artisti e del pubblico locale. Spesso alle mie performance seguivano masterclass o workshop, sempre molto frequentati da parte degli studenti ed insegnanti di canto del posto, evidentemente entusiasti ed affamati di conoscenza.

Non dimentichiamo che l'Italia all’estero è considerata il ‘Paese dell'Arte’ e, grazie soprattutto all’Opera Lirica, siamo riusciti a divulgare la lingua italiana in tutto il mondo. Infatti ciò che mi ha colpito maggiormente in questi paesi è che non è raro incontrare per caso gente che conosce a memoria arie tratte dal repertorio operistico italiano. Ricordo che a Tashkent, in Uzbekistan, fui invitata ad una cena organizzata in mio onore e rimasi sorpresa quando, a fine serata, tutti i convitati iniziarono a cantare arie tratte da Opere italiane, oltre ad un vasto repertorio di canzoni napoletane di cui conoscevano a memoria tutte le strofe! Ne avrei tante da raccontare, alcune anche molto divertenti, ma mi dilungherei troppo. Porto nel cuore tutti i Paesi e le persone che ho conosciuto”.

 

Nel 2007 sei stata scelta per interpretare il ruolo di Maria Callas, in occasione del trentennale della sua morte, nello spettacolo teatrale Callas' Album. Una grande soddisfazione, ma anche una grande responsabilità. Quali emozioni hai provato a essere paragonata al più grande soprano finora esistito?

“Per carità, ti ringrazio, ma non mi ritengo assolutamente paragonabile alla divina! Ognuno di noi ha delle peculiarità che nel corso degli studi cerca di sviluppare al meglio. Ho la fortuna di avere una vocalità versatile ed una innata musicalità; gli studi di canto e pianoforte mi hanno poi aiutato a sviluppare e consolidare la mia tecnica e ad approfondire con rigore lo studio dello spartito. Tutto ciò mi ha permesso di affrontare, a mio modo e con la mia voce, un repertorio vasto ed eterogeneo come quello in cui mi sono cimentata nello spettacolo intitolato "Callas' Album" - ideato e prodotto dalla regista Cristina Pietrantonio - che raccontava il lato umano di Maria Callas attraverso i monologhi dell'attrice Giovanna Scardoni ed il lato artistico, da me interpretato, attraverso un repertorio che partiva da "La Sonnambula" per arrivare a Tosca, passando per Il Barbiere di Siviglia, Gianni Schicchi, Madama Butterfly, Medea, La Vestale, La Traviata, Il Trovatore... Insomma il repertorio che la Callas ha eseguito nell'arco della sua fantastica carriera.

L'impegno è stato enorme, ma la soddisfazione tanta, soprattutto a fine spettacolo, quando il pubblico ripagava con scroscianti applausi l'impegno di tutti. È stata una grande esperienza da cui ho imparato a misurarmi artisticamente e tecnicamente”.

 

Quale personaggio vorresti interpretare, fra quelli che non hai ancora interpretato?

“Il mio sogno nel cassetto è quello di riuscire ad interpretare un giorno il ruolo di Adriana Lecouvreur di Cilea. È un ruolo che mi appassiona tanto, soprattutto per l'aspetto interpretativo. Vestire i panni dell'attrice della comédie-francaise realmente esistita agli inizi del Settecento, mi permetterebbe di unire le mie due grandi passioni: opera e prosa. All’idea di recitare il monologo di Fedra del terzo atto ‘Giusto Cielo! Che feci in tal giorno’, mi vengono i brividi”.

 

 

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